Don Abbondio
ร il curato del paesino
di Renzo e Lucia, colui che all'inizio della vicenda dovrebbe celebrare
il matrimonio dei due promessi: รจ il primo personaggio del romanzo a
entrare in scena, all'inizio del cap. I, e in seguito all'incontro coi bravi
l'autore ci fornisce una dettagliata descrizione della sua psicologia e
del suo carattere. Manzoni finge che l'anonimo abbia omesso nel
manoscritto di dire il suo casato, ma รจ comunque presentato come un uomo
di circa sessant'anni (I), dai capelli bianchi e con "due folti
sopraccigli, due folti baffi, un folto pizzo", che incorniciano una
"faccia bruna e rugosa" (VIII).
Non รจ assolutamente un uomo molto coraggioso e dimostra anzi in
numerose occasioni la sua viltร e la sua codardia, che sono all'origine
anche della scelta di farsi prete: non dettata da una sincera vocazione,
ma dal desiderio di sfuggire i pericoli della vita ed entrare in una
classe agiata e dotata di un certo prestigio, che offre una discreta
protezione in tempi in cui regna la violenza e la legge non dร alcuna
garanzia agli uomini quieti. Il curato svolge dunque il suo ministero
tenendosi fuori da ogni contrasto, mantenendo la neutralitร in qualunque
controversia o litigio, non contrastando mai i potenti (esemplare รจ la
sua sottomissione a don Rodrigo,
che pure odia) e mostrandosi in ogni occasione come un debole, cosa di
cui approfittano un po' tutti. Costretto a ingoiare molti bocconi amari,
non esita a sfogare un po' del fiele che ha in corpo prendendosela con
coloro da cui sa di non aver nulla da temere, manifestando anche in tal
modo il suo carattere pusillanime. ร accudito da un'attempata domestica,
Perpetua,
donna decisa ed energica che spesso gli rimprovera la sua debolezza e
lo esorta a comportarsi con maggior determinazione, quasi sempre senza
successo. Si diletta a leggere libri senza un interesse preciso e si fa
prestare da un curato suo vicino dei volumi, che perรฒ legge senza capire
gran che: celeberrima รจ la frase "Carneade" Chi era costui?" che apre
il cap. VIII
e che รจ passata in proverbio a indicare col nome del filosofo del II
sec. a.C. un illustre sconosciuto (ciรฒ indica anche la relativa
ignoranza del personaggio).
Don Abbondio รจ comunque una figura fondamentalmente positiva, sinceramente affezionato a Renzo e Lucia, anche se la sua paura e la sua debolezza lo spingono a comportarsi in modo scorretto e a farsi complice delle prepotenze altrui, al di lร delle sue stesse intenzioni. Il suo nome rimanda a sant'Abbondio, patrono di Como, e suggerisce il carattere di un uomo che ama il quieto vivere. ร indubbiamente uno dei personaggi comici del romanzo, protagonista di molti episodi che mescolano dramma e farsa (l'incontro con i bravi, il colloquio con Renzo, il "matrimonio a sorpresa", il viaggio in compagnia dell'innominato...). Per approfondire: L. Pirandello, L'umorismo in don Abbondio; A. Spranzi, L'immoralitร di don Abbondio.
Questi i capitoli del romanzo in cui compare:
Don Abbondio รจ comunque una figura fondamentalmente positiva, sinceramente affezionato a Renzo e Lucia, anche se la sua paura e la sua debolezza lo spingono a comportarsi in modo scorretto e a farsi complice delle prepotenze altrui, al di lร delle sue stesse intenzioni. Il suo nome rimanda a sant'Abbondio, patrono di Como, e suggerisce il carattere di un uomo che ama il quieto vivere. ร indubbiamente uno dei personaggi comici del romanzo, protagonista di molti episodi che mescolano dramma e farsa (l'incontro con i bravi, il colloquio con Renzo, il "matrimonio a sorpresa", il viaggio in compagnia dell'innominato...). Per approfondire: L. Pirandello, L'umorismo in don Abbondio; A. Spranzi, L'immoralitร di don Abbondio.
Questi i capitoli del romanzo in cui compare:
Torna dalla passeggiata serale e incontra i bravi, che lo minacciano affinchรฉ non celebri il matrimonio fra Renzo e Lucia e fanno il nome di don Rodrigo. Torna a casa e rivela tutto a Perpetua, pressato dalle sue insistenze. La donna gli consiglia di informare con una lettera il cardinal Borromeo. Il curato rifiuta e va a letto, dopo aver intimato a Perpetua di non dire nulla a nessuno.
Dopo una notte agitata e trascorsa a pensare al da farsi, al mattino riceve Renzo e lo convince a rimandare le nozze accampando pretesti burocratici. Poco dopo รจ nuovamente affrontato da Renzo che lo costringe a rivelare il nome di don Rodrigo. Dopo che il giovane รจ andato via, il curato accusa Perpetua di aver parlato, quindi si mette a letto con la febbre. Sta leggendo nel suo studio, a tarda sera, quando riceve la visita di Tonio e Gervaso. Tonio gli restituisce le venticinque lire di debito, poi il curato gli rende la collana della moglie avuta in garanzia e si accinge a compilare una ricevuta. In quel momento si presentano Renzo e Lucia per il "matrimonio a sorpresa", ma lui riesce a impedire alla giovane di pronunciare la formula di rito gettandole addosso il tappeto che copre il tavolo. In seguito si chiude in un'altra stanza e grida aiuto da una finestra, al che il sagrestano Ambrogio suona le campane. All'accorrere dei paesani, si affaccia da una finestra dicendo che alcuni imprecisati malviventi si sono introdotti in casa sua e che ora se ne sono andati, quindi invita tutti a tornare alle proprie case. Tenta inutilmente di impedire a Perpetua di rivelare dettagli circa lo stratagemma attuato dai due promessi la notte precedente. Si trova al paese vicino al castello dell'innominato, per rendere omaggio al cardinal Borromeo in visita pastorale: dopo la conversione del bandito รจ chiamato dal cardinale, che lo incarica di recarsi al castello con l'innominato e la moglie del sarto per liberare Lucia. Accetta a malincuore la missione, pur tentando di schermirsi con scuse poco credibili, poi si mette in viaggio pieno di paure e non credendo fino in fondo alla conversione dell'innominato. Giunge infine al castello, dissimulando grande deferenza per il bandito. Cerca di consolare Lucia, invitandola a lasciare subito il castello. Torna al villaggio vicino insieme all'innominato, quindi torna subito al suo paese adducendo come scusa degli affari improrogabili. Durante il tragitto incrocia il baroccio che sta portando Agnese da Lucia e dร alla donna veloci ragguagli sulla liberazione della ragazza. Tenta di imporle il silenzio sul mancato matrimonio se dovesse incontrare il cardinal Borromeo, ma la donna tronca a mezzo il discorso. Il curato torna al paese. Riceve la visita pastorale del cardinal Borromeo in paese, con timore per i possibili rimproveri da parte del superiore. Fornisce al cardinale informazioni su Renzo, che definisce un giovane impulsivo e collerico, ma incline al bene. ร poi chiamato di nuovo dal cardinale, che gli chiede conto del mancato matrimonio e lo rimprovera per non aver adempiuto ai suoi doveri. Subisce altri rimproveri dal cardinal Borromeo, che gli rammenta che avrebbe potuto informarlo con una lettera (i "pareri di Perpetua"). Alla fine del colloquio prova del sincero pentimento, anche se la paura per la propria vita gli impedisce un completo ravvedimento. Lascia il paese per sfuggire ai lanzichenecchi e si reca insieme ad Agnese e Perpetua al castello dell'innominato. ร ospite, assieme alle due donne, del sarto e della sua famiglia. Trova rifugio assieme ad Agnese e Perpetua nel castello dell'innominato, dove rimane per meno di un mese. Tornato al paese, trova la sua casa devastata dai lanzichenecchi. Litigi e discussioni senza fine con Perpetua, che lo accusa di viltร perchรฉ non si fa restituire dai compaesani gli oggetti che gli hanno rubato. Incontra Renzo appena questi รจ tornato al suo paese, in cerca di notizie su Lucia. Appare emaciato e smagrito (in seguito dirร al giovane di aver avuto la peste) ed รจ timoroso che la presenza di Renzo, ricercato dalla legge, possa metterlo nei guai. Tenta inutilmente di convincere Renzo ad andarsene. Lo informa del fatto che Lucia รจ a Milano, Agnese รจ da suoi parenti a Pasturo, don Rodrigo ha lasciato il suo palazzo. Gli elenca le molte vittime della peste, tra cui Perpetua. Dopo l'ennesimo rifiuto da parte di Renzo di andarsene, si allontana borbottando qualcosa tra i denti. Dopo il ritorno di Renzo da Milano, cerca di evitarlo per non sentire parlare del matrimonio. Dopo il ritorno in paese di Lucia, riceve la visita di Renzo che sollecita la celebrazione delle nozze, ma lui accampa nuovi pretesti. Riceve poi la visita di Agnese, Lucia e della mercantessa, che rinnovano l'invito suscitando nuove scuse. Apprende da Renzo e dal sagrestano Ambrogio della morte di don Rodrigo e dell'arrivo in paese del marchese suo erede, al che si lascia andare a uno sfogo contro il defunto oppressore. Si dice subito disposto a celebrare le nozze e intrattiene gli ospiti con mille chiacchiere. Riceve la visita del marchese e gli propone, quale risarcimento per le traversie passate da Renzo e Lucia a causa di don Rodrigo, di acquistare le loro terre a un alto prezzo e di far revocare il bando contro il giovane. Celebra il matrimonio e il giorno dopo accompagna gli sposi al palazzo del marchese, dove pranza col nobile. Si separa dagli sposi e da Agnese in partenza per il Bergamasco, non senza commozione. |